Quando ripenso a questo libro , mi viene da chiamarlo “i comandati “. Suona bene ma c’è un altro motivo . Il libro è pieno di carabinieri , che al solito rispondono “comandi!” ai superiori. Non è vero che rispondono così ma che di carabinieri ce ne siano tanti in questo giallo, questo è ben vero. In realtà comandi lo dice l’ultimo arrivato, che alla fine si scopre uscito dall’apprendistato . Cosi all’inizio si vede l’ultimo arrivato che fa l’autista per il capitano, di qualche anno più anziano di lui, ma non di tanto, a seguirlo nella campagne palermitane, a piedi, in pieno agosto. Chi è stato là magari riconosce i luoghi. Ed il capitano interrogò il pastore :” dove sono i suoi figli ? “ … silenzio . “ E’ vero che non sono a casa?” (Sic… non esattamente ma verosimilmente ) “ nun sacciu… i” e da qui traduco perché sono ignorante e non conosco le lingue. “ i miei figli sono grandi, fanno quello che vogliono, e se vogliono farsi un giro e tornare quando vogliono, facciano pure… “ . Anche se poi il gregge è grande .
Beh ho esagerato un po’, rendendo tutto surreale, ma il giallo a volte lo merita. L’atmosfera varia nel libro. Come i personaggi che hanno, tutti, lo stesso palcoscenico ma è come se vivessero mondi diversi e solo incidentalmente si trovassero coinvolti assieme in una stessa storia da parte dello scrittore. Personaggi centripeti , in fuga dal centro della storia. Proiettati lontani dai propri pensieri che interrompono l’azione che si sta svolgendo. Pieni di fantasie, e castelli in aria. Con pezzi di trama che servono a poco , se non a far vivere un personaggio fuori dallo stereotipo del carabiniere, lavoro e caserma ( mi sto riferendo al capitano ). Tutti i personaggi che vengono messi in discussione dalle loro vite private, sia mafiosi che carabinieri .
L’atmosfera in caserma mi fa pensare allo sceneggiatore di “carabinieri 23esima serie ”, la stessa fatica nel seguire piste difficili, quasi evanescenti, e la stessa eccitazione quando si parte per un’azione. In prima linea.
Nella “casa del male “ le atmosfere sono quelle de La Piovra con un Remo Girone da invecchiato imbolsito e quasi 70 enne.
L’unico personaggio tutto d’un pezzo è il pastore che compare all’inizio. E pure i suoi figli .
E l’ambientazione potrebbe essere quella di Montalbano.
Questa frammentazione nella storia, e soprattutto nei personaggi divisi in due, fa pensare. Riflette qualcosa della realtà . Lo dico per un motivo che ora spiego: L’autore è un carabiniere –giornalista- scrittore .
Se prendete la parola carabiniere e lasciate correre la fantasia, con la briglia un po’ stretta, in cerca di un’associazione , troverete i gradi, ovvero appuntato, brigadiere, tenente capitano o colonnello, forse penserete ad un atleta ( infausto esempio lo sciatore Tomba) , ma non troverete sostantivi di arti liberali. Come giornalista o scrittore. In casi di altre professioni il passaggio è semplice , qui no. Non troverete il carabiniere pittore… eppure ci saranno. O anche meno il carabiniere inventore. Non solo è una questione di tempo, è una questione di “missione” . Il carabiniere come il prete si potrebbe dire “missione senza distrazione “ . Forse perché anche i preti ultimamente hanno cambiato un po’ lo stile di vita, anche i carabinieri si sentono autorizzati a uscire dagli schemi . Quindi l’autore è carabiniere, e non da scrivania, sembra, e poi è andato a fare il giornalista. Ma non è andato lontano: lavora alla rivista nell’arma. E poi Scrittore , ma qui il passo è breve. Ma è anche interessante la sua collaborazione con il giallo Mondadori . Ed i concorsi per scrittori che ne seguono . Forse per questo, i suoi personaggi sono un po’ distratti.
Tornando al libro ed al titolo, se la trama parla di condannati è perché, di sfuggita, illustra una analisi . Mi pare che parlando di Stidda , o provandoci, l’autore mostri una realtà frastagliata ed allo stesso tempo sfumata, del fenomeno mafioso. Che la mafia in certi luoghi sia vista come adatta a mollaccioni di paese . Che forse abbia difficoltà di arruolamento diretto, visto che vuol dire entrare in un’organizzazione dove lo spirito d’iniziativa è spesso un problema più che punto meritorio. Mentre i veri uomini, quelli duri stanno nelle campagne, come il pastore all’inizio del libro. E che questa visione sia presente anche nei paesi, per cui vi sia una potenziale alternativa a Cosa nostra . Che però facilmente quando deve emergere seguendo picciotti , venga alla fine cooptata nella realtà mafiosa di cosa nostra , più istituzionale ed assodata .
Il giudizio complessivo e che si tratta un libro discreto, più interessante per le informazioni a margine che da piuttosto che per la trama o le emozioni che trasmette .