martedì 27 marzo 2012

i condannati

Quando ripenso a  questo libro , mi viene  da  chiamarlo “i comandati “. Suona  bene  ma c’è un altro motivo .  Il libro è pieno di carabinieri ,  che al solito rispondono “comandi!”  ai superiori. Non è vero  che  rispondono così ma che  di carabinieri ce ne siano tanti in questo  giallo, questo è ben  vero.  In realtà comandi lo dice  l’ultimo arrivato, che  alla  fine  si  scopre uscito dall’apprendistato .  Cosi all’inizio si vede  l’ultimo arrivato che  fa l’autista  per  il capitano, di qualche  anno più anziano di lui, ma  non  di tanto, a seguirlo  nella campagne  palermitane, a piedi, in pieno  agosto.  Chi è stato là magari  riconosce   i luoghi.  Ed il capitano interrogò  il  pastore :” dove sono i suoi figli ? “ … silenzio . “ E’ vero che non sono a casa?” (Sic… non esattamente  ma  verosimilmente ) “ nun sacciu… i” e da qui traduco perché sono ignorante  e  non conosco le  lingue. “ i  miei figli sono grandi, fanno quello che  vogliono, e se  vogliono farsi un giro e  tornare quando vogliono, facciano pure… “ . Anche  se  poi il gregge  è grande  .
Beh ho esagerato un po’, rendendo tutto surreale,  ma  il giallo a volte  lo merita. L’atmosfera varia  nel libro.  Come  i personaggi che  hanno, tutti, lo stesso  palcoscenico ma  è come  se  vivessero mondi diversi e solo incidentalmente  si trovassero coinvolti assieme  in una  stessa storia  da parte  dello scrittore. Personaggi  centripeti , in fuga dal centro della  storia. Proiettati lontani dai propri pensieri che  interrompono l’azione  che  si sta svolgendo. Pieni di fantasie,  e castelli in aria.  Con pezzi  di trama  che  servono a  poco , se non a far vivere un personaggio   fuori  dallo stereotipo del carabiniere, lavoro e caserma ( mi sto riferendo al  capitano ). Tutti i personaggi  che  vengono messi  in discussione  dalle  loro vite  private,  sia mafiosi che  carabinieri .
L’atmosfera  in caserma mi fa pensare allo sceneggiatore di  “carabinieri  23esima serie ”, la stessa fatica  nel  seguire piste  difficili, quasi evanescenti,  e la stessa eccitazione quando si  parte  per un’azione. In prima linea.
Nella “casa del male “  le atmosfere sono quelle  de La Piovra  con un  Remo Girone da  invecchiato imbolsito e  quasi  70 enne.  
L’unico personaggio tutto d’un pezzo è il pastore  che  compare all’inizio. E pure i suoi figli . 
E l’ambientazione  potrebbe  essere  quella  di Montalbano.
Questa   frammentazione  nella  storia, e soprattutto nei  personaggi divisi in due,  fa pensare.  Riflette  qualcosa della  realtà . Lo dico per un motivo che  ora spiego: L’autore è un carabiniere –giornalista- scrittore .
Se prendete  la parola carabiniere e lasciate  correre  la  fantasia, con la briglia un po’ stretta,   in cerca di un’associazione , troverete  i gradi,  ovvero appuntato, brigadiere, tenente  capitano  o colonnello,  forse  penserete  ad un atleta ( infausto  esempio lo sciatore  Tomba) , ma non troverete   sostantivi di arti liberali. Come  giornalista  o scrittore.  In casi di altre professioni  il passaggio è semplice , qui no. Non troverete  il carabiniere  pittore… eppure ci saranno. O anche  meno   il carabiniere  inventore.  Non solo  è una questione  di tempo,  è una  questione  di “missione” . Il carabiniere  come  il prete  si potrebbe dire  “missione  senza  distrazione “ . Forse  perché  anche i preti ultimamente  hanno cambiato un po’ lo stile   di vita, anche  i carabinieri si sentono autorizzati  a uscire dagli schemi . Quindi l’autore è carabiniere, e  non da  scrivania, sembra,  e poi è andato a fare il giornalista. Ma non è andato lontano: lavora  alla  rivista nell’arma. E poi  Scrittore , ma  qui il passo è breve. Ma è anche  interessante  la  sua  collaborazione  con il giallo Mondadori . Ed i concorsi per scrittori  che  ne  seguono . Forse  per  questo, i suoi personaggi  sono un po’ distratti.
Tornando  al libro ed al titolo,  se la trama  parla  di condannati è perché, di sfuggita,  illustra  una analisi . Mi pare che  parlando di Stidda , o provandoci,  l’autore mostri una   realtà frastagliata   ed allo stesso tempo sfumata,  del fenomeno mafioso.  Che  la  mafia  in  certi luoghi sia vista  come  adatta a mollaccioni di paese . Che  forse  abbia difficoltà di arruolamento diretto, visto  che vuol dire  entrare in un’organizzazione  dove  lo spirito d’iniziativa  è spesso un problema  più che  punto meritorio. Mentre i veri uomini, quelli duri stanno  nelle  campagne, come  il pastore all’inizio del libro. E che questa visione sia presente   anche  nei paesi, per  cui vi sia una  potenziale  alternativa a Cosa nostra . Che però facilmente  quando deve emergere seguendo picciotti ,  venga alla  fine  cooptata  nella  realtà mafiosa di cosa nostra , più istituzionale  ed assodata .

Il giudizio complessivo  e  che  si tratta  un libro discreto, più interessante  per  le  informazioni a  margine  che  da piuttosto che  per  la trama  o le  emozioni che  trasmette .

domenica 25 marzo 2012

Rhys Bowen- scacco alla regina.

Ennesimo giallo mondadori, ennesimo autore che non conosco . E dico subito  che in fondo , ho già pronta la prova d’appello.
L’ambientazione è originale. Una giovane e spiantata  nobile ,nella londra degli anni trenta, si arrangia a campare, con la  copertura di un’azienda di pulizie in cui lei è  titolare ed unica dipendente . Ma poiché è anche una nobile di un certo livello, si trova coinvolta in trame  che sono perpetrate nella dissoluta e spiantata, nobiltà  inglese dell'epoca. L’uomo dei suoi sogni ,si materializza  periodicamente  , dal nulla e forse  fa’ parte dei servizi .
In questo caso la regina vuol  far conoscere al figlio , quello che sarebbe diventato Edoardo 8°  una giovane  principessa tedesca per cercare di sottrarlo al fascino perverso di Wally Simpson . Ci riuscirà? Ma come mai fioccano tanti misteriosi omicidi ?
Il mondo esplorato dall’autrice , sfrutta la nota capacità britannica, di essere una società classista e permettere ad alcuni personaggi di  vivere all’incrocio di essi . Per cui a questo punto appare naturale passare dall’east end, con il porto ed i dock ai palazzi nobiliari del centro, dalle residenze di campagna signorili alle piccole casette popolari  con giardinetto [nel libro sono  verso l’Essex (???)  ] .
E sempre lady Georgie che deve sobbarcarsi l’inganno  di mantenere le apparenze e sbarcare il lunario , in una folla ,a sua volta variopinta e varia. Si va’  dal nonno materno  poliziotto di ronda in pensione , al fratello ed alla cognata, confinati nel castello scozzese in ristrettezze economiche,  alla madre attrice  di qualche fama soprattutto nei rotocalchi e nei pettegolezzi che passa da un matrimonio all’altro, da un flirt  all’altro. Il padre si è ammazzato dopo aver perso tutto nella crisi del ’29 ma non senza aver mancato di averla mandata in un esclusivo collegio svizzero , ragion per cui oltre  ad essere al verde conosce vizi e difetti  di metà  della parte giovane  della nobiltà inglese. O dei borghesi arricchiti  , con cui questi si mescolavano alle  feste  a base di champagne,  caviale e  cocaina. E  tra questi  borghesi  , non si può dimenticare la sua migliore amica, la spregiudicata aspirante  stilista Belinda.
Dato che il libro è recente  non voglio svelare molto  e quindi non parlerò della trama , una fantapolitica raffazzonata e approssimativa,  ne degli specifici personaggi .
Nonostante l’originalità e le notevoli possibilità  , il ritmo è stanco . I pettegolezzi sono divertenti come certi episodi , ma manca spesso l’azione o l’indagine . Nonostante  i tentativi di rendere realistico il quadro , sembra in alcuni momenti di vedere totò nell’imperatore di Capri , per come  sono descritti questi personaggi ,  eppure non sono lontani i modi o i volti di “ritorno a Brideshed” . Non si ha profondità  in tali episodi.  Per esempio  la polizia è assolutamente  marginale, e sembra che il palazzo reale  domini la vita di istituzioni : per esempio non si parla di ministero degli interni . Sembra un giallo  poco curato , un po’ superficiale , come i protagonisti del romanzo appena  letto. Per caso ho trovato un altro  libro e gli darò la prova d’appello.

giovedì 22 marzo 2012

Deon Meyer: Codice cacciatore .

Devo confessarlo. Ci Sono cascato . Avevo un secondo libro di Deon meyer e dopo  aver finito il  sapore del sangue non ho resistito. D’altra parte  avevo  un altro libro a  portata di  mano  e ri-scoprire  il Sudafrica  era  una  idea  troppo forte .  Paese bellissimo .
Che ci ho ritrovato ?  L’autore vuole  scrivere   una immagine  attuale  del sud africa con le  sue  contraddizioni . Allora sul modello di Wilbur Smith  , forse , ha  adottato  il modello della saga .
Se uno era  il protagonista  de “il sapore del sangue”  ora invece   qualche  anno dopo, è un altro il protagonista . Un comprimario altrove  , protagonista  qui. E viceversa  per il protagonista . Che diventa  qui un personaggio secondario . Quasi un cammeo , una comparsata come  nei film o nelle serie televisive .
Ma non solo . Un punto in più . Cambio del nome . Non so se  era  un errore  o pre dire  qualcosa  di più, ma  il personaggio che  inizialmente  , nella  sua  vita letterario  si  chiamava  Thobela  , e diventa  Tiny , ora  è Tobela senza  h.  Non capisco se  un errore del  traduttore o una  scelta consapevole .  Ed è alla  fine  un ritorno alla  famiglia .  A dei valori dopo decenni di violenza  . Quasi che  alla  fine  ci sia la necessità di una  grammatica  dell’amore, in senso di responsabilità ,  fraternità , maternità e  paternità .  Ed un contatto con cose  semplici  e naturali . C’è in un certo senso molta retorica ma  anche forse  la  necessità  di uscire da tutto e la chance di non essere la solita  nazione  africana, eterna  promessa  ed eterna  delusione .  Un po’ come  era il Brasile  e come  ora sembra non essere più . Ed anche il ritorno a casa è una cosa strana . Tobela è con quello che  considera suo figlio .Ma che non è con suo figlio  di sangue ,  ma che è il figlio della donna che ama con cui conviveva. E per amore della quale  ha cambiato vito. E che  alla  fine  le  è stata tolta.  La paura domina  ancora  nella  vita  di molte  persone  in Sudafrica .  Ma dal principio, la nuova vita di Tobela ,e  la fine  , il ritorno di Tobela  da suo padre , cosa succede in mezzo ? 

Un sporca storia  di ricatti, servizi e  coperture  . E di malintesa fedeltà . Nel senso che  nulla  sembra alla  fine  avere  senso. La missione  di tobela  si snoda  dal nord al sud del paese  , on the road,  mentre  la  polizia ed i servizi si mobilitano e  la  stampa   indaga a caccia di scoop.
L’autore  sembra voler dire ,che  nella  vita di ciascuno forse  la  democrazia  non riesce  a far  presa. Si rischiano le nuove manipolazioni e  le  vecchie eredità del passato  tenderanno insidie  al nuovo , che  si sperava migliore .   E i nuovi inganni , le nuove insidie ,  al Qaeda  e company  per intenderci,  non lasceranno  in pace neppure un paese  come  il Sudafrica , sembra dire   l’autore, perché comunque  Gente  venduta  e   gente ingannata . E scene  comiche  come  certi film anni 60  di Hollywood  quando anche  l’integerrimo  detective Spencer Tracy  scappava in Mexico con  bottino . Al di la’ della  storia  allora  Meyer  si chiede  che  fare  e  non ha  alla  fine  risposte  .
Meyer ha scritto diversi gialli e  forse  su diversi filoni . Questo libro alla fine  mi ha preso meno dell’unico altro che  ho letto.  Su internet  ho letto recensioni di altri romanzi  che sembrano positivi  . Nel mio  caso posso dire che  nella tenuta intera del libro  nuoce  la fuga di tobela  per la usa missione  mentre  l’azione  resta  spezzata n diversi luoghi .  In fondo , per me  ,il mondo dei servizi resta quell’inganno e del controinganno . E  su tutti la spia che  venne  dal freddo è un riferimento. In un libro essenzialmente  d’azione  o ne patisce l’azione  o ne  patisce  l’atmosfera dei servizi . Alla fine  resta comunque  un ottimo libro .

martedì 20 marzo 2012

tango one

Leather (Stephen) è un giornalista  famoso (?)  che   prima di scrivere  ha  fatto  diversi  mestieri.  E questi gli hanno , a mio avviso , dato una  visione  disincantata  del mondo  dove viviamo. Una visione  che  i blasonati giornali dove ha scritto , non gli permettevano  di mostrare  o dichiarare. Leather  a mio avviso, ha  respirato quella temperie  culturale  degli anni 80 , inglesi,  sostanzialmente  libertaria , che  da  una  parte  hanno riscoperto valori capitalisti  mettendo in soffitta il vecchio Labour, e dall’altro una libertaria  più che   conservatrice   che  aveva  la spregiudicatezza  di  fare domande  inopportune  o scottanti . La  legge è sempre buona?  La droga è sempre  cattiva  ? La polizia  nella lotta alla droga  cosa fa’ realmente ?  E soprattutto cosa spinge  i poliziotti a fare il loro lavoro?  
Da questo tipo  di domande  escono le  proposte  anarcoidi , io le considero cosi , in tema  di liberalizzazione  della  droga,  di eutanasia ,  inseminazione  artificiale  ed economia . Economia ,non per nulla , perché alla  fini le analisi e   le obiezioni sono essenzialmente economiche . Il contrasto alla droga serve  solo  per alzare il prezzo e  quindi ,paradossalmente  , aumentare la  delinquenza . Come  libertari , alle  motivazioni di dissuasione   rispetto alle  scelte  individuali , questo argomento non pare importare  assolutamente  nulla : “ se  vogliono drogarsi , che  si droghino …” sembra voler dire l’autore. Ad  personaggio  del libro che  rivendica come  la droga distrugga le  persone , un altro  personaggio risponde  “ in questo caso diventa assistente  sociale  e non poliziotto” .
Questa posizione in Italia  non è molto popolare  ( proprio  come  aggettivo popular  … più che  popolare  in italiano ) . La presenza  di tante  mafie determinanti in varie aree del paese   ha  sempre  fatto presente  come  alla  fine  una  liberalizzazione  avrebbe  solo legalizzato il corrispondente  canale  illegale  (v’immaginate  Totò Reina  che  si presenta , legalmente , come   uno degli imprenditori  emergenti d’italia ? O la mafia come  un conglomerato di vendita  di  cocaina  e  simili ?) . Ma diciamo anche   che , le aree politiche e culturali  impegnate  nella  lotta alle  mafie , hanno  origine  da esperienze   di lotta alla   tossicodipendenza  , e  quindi , l’dea  della liberalizzazione   non mi sembra abbia mai attecchito  da quelle  parti.
Da qui in poi , chi vuol leggere  il libro è meglio che  si fermi . D’altra  parte  ,pubblicato nel  2003 con un titolo originale  e  poi nel 2005  come  l’uomo che  uccide  ( titolo assolutamente  fuorviante ed ingannevole ),  non penso di rivelare segreti di stato .
 Tornando al libro , avrete  capito , che  ,Tango one, è il più grosso spacciatore  di droga degli UK.  Senza pietà , dai caraibi , elimina  tutti  gli infiltrati  che  la polizia  gli affianca.   Ma ha scelto di vivere nei caraibi per stare lontano alla polizia, alla guardia di finanza, ed anche ai servizi segreti  tutti mobilitati per raccogliere prove dei suoi traffici. Ma il matrimonio ne soffre. Cornuto della moglie con il contabile.  Il figlio, l’unico con cui ha un vero rapporto lo adora ,ricambiato , gli telefona sconvolto di aver trovato la mamma a letto con il contabile. Allora  ritorna , ma è senza soldi , con 2 operazioni in corso. E deve ritrovare la moglie ed il contabile per riprendere il controllo della sua vita. 
Qui entra in gioco  il fatto che la polizia ha inserito 3 infiltrati, speciali. Non  tanto agenti al termine di un addestramento, ma gente normale  che  voleva diventare  agente di polizia. Gente  che  però non sarebbe mai entrata per storie passate .
Alla fine , Tango One , fa i conti con tutti e tre . Non li scoprirà lui . Sarà il capo dell’operazione dell’intelligence a venderglieli,  in cambio di tutti i soldi, lasciandogli però la possibilità di concludere un ultimo carico .  Tango One ora ha un figlio ed ha deciso di lasciare ma alla fine  fa la morale  su tutto , legge e poliziotti.
Leather , non è neppure lontanamente  parente  di Forsyth, l’autore del giorno dello sciacallo o de “il 4 ° protocollo”.  Almeno questo è il mio parere . L’ambiguità sta in questo  caso solo dalla parte  della polizia: infiltrati, corrotti  o  manipolatori, mentre  Tango One , che pure  non ha avuto pietà di nessuno ,sembra essere   “un  angelo”  . Anche l’autore sembra essere un ipocrita cosi come  accusa le istituzioni . Paradossalmente la stessa sfumatura di grigio anche Tango One la vive ma sembra arricchire l’umanità del personaggio.  Il paradoso è quindi che un boss della droga , responsabile di molti omicidi e di traffici,  perché vuole bene al figlio e per interesse salva 3 infiltrati , rischia di essere  più umano di un  poliziotto corrotto o di un infiltrato  o persino del gran traditore che per milioni di dollari  gli  da’ i nomi dei 3 infiltrati. Considerando che Tango One , forse per puro sfregio ,  lo ha fatto diventare storpio  e gli ha cambiato tutta la vita.  Però  il cattivo è  il funzionario traditore e non il boss della droga pluriomicida.
Una nota a margine .Il sesso e gli inglesi. In questo libro vi sono diverse scene  ad alto contenuto erotico. Persino di pervertimento . Molto di più della media dei gialli . L’autore non si  sforza di considerali nella dinamica del racconto , ma quasi si compiace di metterli , per usare le emozioni del lettore,  a suo piacimento . Certo ,si potrà dire che mostrano quello che tutti possono immaginare. Ma alla fine  per esempio , nelle storie di mafia più dura,  il sesso è marginale  ,quello che conta è il potere . Gli inglesi in questo sembrano diversi  , sembra che , non avendo la mafia, ma solo gangster  di bande occasionali , la  cornice erotica esalti  la  situazione  del proibito e dell’illegale .  Questa è una mia opinione e non significa chiaramente  che  sia  vera o condivisibile .
Insomma non un grande romanzo a mio avviso .

lunedì 19 marzo 2012

è tornato l'inverno....

e siamo ancora qui, si pensava di metter via cappotti e giacconi, maglioni e felpe e invece.... le temperature si sono abbassate, e piove. Oggi piove. E fa freddo. Sembrava ieri arrivata primavera: un falso allarme.   brrrrrrrrrrrrrrrr